CESENATICO (Forlì-Cesena) – Il mare in inverno, in attesa del Natale, è quieto e un po’ malinconico. L’orizzonte si perde nel grigio del cielo e una leggera brezza trascina l’odore di aria salmastra fino a terra. La spiaggia è deserta. Il mare sornione si culla onda dopo onda. Il Porto Canale si anima del vocìo della gente. 
Il Porto Canale è il cuore pulsante di Cesenatico. Qui si ritrovano passato e futuro, mentre il presente è solo un momento di passaggio.

Sono i giorni dell’Immacolata, quelli che accendono le luminarie e attraggono i turisti con le bancarelle dei mercatini natalizi. Ma qui c’è qualcosa in più: sull’acqua le barche del museo della marineria sono coprotagoniste del presepe galleggiante, dove si rappresenta la vita di un borgo antico dell’Adriatico.

Risalente ai primi anni del XIV secolo, il Porto Canale fu visitato da Leonardo da Vinci nel 1502, che vi trascorse alcuni giorni per un sopralluogo su incarico da Cesare Borgia. In quell’occasione Leonardo realizzò due disegni di cui rimane memoria nel “Codice L”, Anche se non vi sono conferme che il Porto Canale sia stato riprogettato da Leonardo, questo episodio ha ancora una profonda valenza nella comunità locale, tanto che proprio questa lingua di mare che si addentra tra le case, è anche definito  “Leonardesco”.
Lungo questa via è possibile visitare:

  • la casa museo di Marino Moretti, lo scrittore, poeta e romanziere che proprio qui nacque nel 1885 e morì nel 1970;
  • il museo della marineria, parte del quale è proprio galleggiante sulle acque del porto canale.
  • E poi negozi, bar, pub e ristoranti.
  • E in fondo, per chi arriva da ovest, nei pressi della darsena dei pescatori, scopro il monumento ai Caduti del Mare e una lapide che ricorda il terribile naufragio della “Consolata” il 21 luglio 1946.

Dopo una lenta passeggiata lungo corso Giuseppe Garibaldi da un lato e via Marino Moretti dall’altro, il meritato pranzo è da Titon, un ristorante alloggiato in un palazzetto storico del Seicento proprio sul Porto canale.

Dal 2008 è gestito dallo chef Alberto Malpezzi, che con i figli Massimo e Claudio, è rimasto fedele alla tradizione culinaria regionale: cucina mediterranea e a base di pesce. Menù ricco di piatti “stragolosi”, ma ho preferito puntare su due classici: trenette allo scoglio e gran frittura di pesce, il tutto accompagnato con pane della casa. Un Gewurztraminer dai profumi inebrianti chiude il tutto e  va giù che è un piacere! @enjoyemilia