BOLOGNA – E’ sempre piacevole immergersi nella dotta è grassa Bologna, in un sabato pomeriggio soleggiato per un giro dal Diana a San Petronio. La prassi è consolidata. Si parcheggia sotto piazza 8 Agosto all’ora di pranzo e dopo pochi passi, percorrendo i portici di via Indipendenza, si arriva in uno dei templi della più tradizionale cucina bolognese. E’ il ristorante Diana, da oltre un secolo pietra miliare dell’ospitalità emiliana.
Era il 1909 quando sotto i portici di Via Indipendenza 24, angolo via Volturno, apriva un Caffè, con tavolini esterni. Da questo alla gastronomia, il passo fu breve. In seguito, il ristorante venne poi rilevato da uno dei fondatori del Salumificio Alcisa, Ivo Galletti, Cavaliere del Lavoro. Galletti affidò il Diana, alle cure del suo socio Eros Palmirani, direttore di sala e a Mauro Fabbri, chef, che ancora oggi custodiscono la tradizione culinaria.
Nel corso degli anni il Diana è rimasto fine a se stesso, punto di riferimento gastronomico fino a quando, quando anno fa quando qualcosa cambiò.
Il ristorante Diana chiuse.
Ora, dopo tanti anni: c’è sempre un po’ di sofferenza arrivare all’angolo tra via Indipendenza e via Volturno, e trovare una vetrina con mutande e reggiseni che hanno sostituito le luci soffuse languidamente proiettate verso una enorme istituzionale mortadella della quale, anche da dietro al vetro, se ne poteva percepire il profumo, il sapore e la fragranza.
Segno inesorabile dei tempi che cambiano.
Il ristorante Diana c’è ancora, comunque. Ha solo cambiato accesso.
Ora si entra da Via Volturno. Ed è sempre elegante, accogliente, come un tempo. Il menù è quello della cucina tipica bolognese: tortellini, lasagne, gnocchi di patate, tagliatelle col ragù alla bolognese.
E per i secondi: carrello degli arrosti e dei bolliti, con contorno di patate arrosto, purè o salsa verde.
Anche la carta dei dolci lascia spazio alla tradizione, anche con insolite e rare proposte come le pere e prugne bollite nel vino e alchermes.
Caffè e nocino per finire in gloria.
A pranzo abbondante deve seguire passeggiata rilassante e defaticante dal Diana a San Petronio. Ecco quindi si parte per un’immersione in via Indipendenza, fino a via Rizzoli. Una passeggiata distratta, a ritrovare serenità dalla rassicurante vista delle due torri e di Piazza Maggiore, con San Petronio, il Palazzo comunale e il Nettuno, al Zigant, il Gigante, come lo chiamano qui. Qui tutte le informazioni per scoprire Bologna.
Miria Burani ©