CERVIA (Ravenna). Adoro il mare d’inverno: malinconico e un po’ struggente, romantico e introspettivo, pieno di forza e di energia. Quando le spiagge rimangono senza ombrelloni e senza chiassosi bagnanti; quando tra le onde si spengono motonavi, motoscavi e motoscooters, allora rimangono solo il rumore delle onde, il canto dei gabbiani e qualche rara figura a ricordare l’esistenza del genere umano.
“Il mare d’inverno è solo un film in bianco e nero visto alla tv”, cantava Loredana Bertè nel 1983, un brano scritto da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone. Non sono mai stata d’accordo. Adoro il mare d’inverno perchè dona tutti i colori che l’anima riesce a vedere. Quando sei lì, di fronte all’immensità, allora puoi perderti con lo sguardo nell’infinito dell’orizzonte, per ritrovarti con i tuoi pensieri e riscoprire la tua dimensione.
Cerco il mare d’inverno quando l’animo è disposto ad entrare in sintonia con esso, quando io e il mare possiamo raccontarci, alla pari, tutta la nostra inquietudine.
Oggi sono stata a Cervia, ad un passo da casa (si fa per dire). Sono stata fortunata. Il mare era inquieto, il cielo minaccioso e tutto era infinito. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata e sono tornata a casa più tranquilla.
Sono asociale? non credo. Di tanto in tanto, però, fa bene stare un po’ soli con se stessi. E cosa c’è di meglio per questo, che il mare burrascoso d’inverno.
Miria Burani ©