“Quando ero piccola, qui intorno era tutta campagna”, chi non se l’è sentito dire o non l’ha detto qualche volta.
Ebbene, a costo di apparire banale, lo confermo. Quando ero piccola, Vignola era una cittadina di poche migliaia di abitanti. La Valle del Panaro era piena di ciliegi altissimi e l’agricoltura aveva un ruolo primario nell’economia di tutta la zona. Intorno alla mia casa, era tutta campagna.
Di fronte all’ingresso, al di là della strada non ancora asfaltata, c’era un appezzamento di terra di circa quattromila metri quadrati, tutto coltivato ad ortaggi. Giovanni e Antonia, perpetuavano la tradizione secolare degli ortolani delle Basse e solo con zappa, vanga, acqua e pochi piccoli attrezzi, ma tanto sudore della fronte e con le mani callose, coltivavano ortaggi, anche primizie, per i negozi della zona. C’era sempre qualche striscia di fiori: viole del pensiero in primavera, crisantemi d’autunno. Non usavano diserbanti, ma inginocchiati a terra, con una roncola in mano, toglievano le erbacce ad una ad una, appena le vedevano spuntare dal terreno.
Gli ortaggi erano coltivati a pieno campo su scie della larghezza di circa un metro, leggermente rialzate e intercalate da una trentina di centimetri che costituivano i sentierini “camminabili” . Tra gli ortaggi, Giovanni e Antonia coltivavano sempre anche qualche fiore. Principalmente c’era le viole del pensiero che a primavera coloravano il campo e c’erano i crisantemi d’autunno.
Tutti i giorni, quando il tempo lo permetteva, trascorrevo piacevolmente ore in compagnia di Antonia. Incuriosita, facevo domande e seguivo le operazioni di cura di fiori e ortaggi. Da lei ho imparato a coltivare i pomodori, a cimare (scartare) i crisantemi per avere fiori più grandi, a togliere le erbacce dai rapanelli o dalle carote.
Una fila dopo l’altra, un giorno dopo l’altro, una stagione dopo l’altra.
Ripensandoci, quanta tenerezza e quanta malinconia!
Miria Burani ©