“Ortodivino, conservare il futuro” è il titolo di un grande progetto finalizzato alla salvaguardia della biodiversità vegetale modenese. E’ stato ideato e realizzato dall’amica Alves e da me, quasi una ventina di anni fa. Hanno contribuito inoltre molti altri soggetti, dai Centri Sociali Comitati Anziani e Orti che hanno sposato il progetto, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che ha collaborato con un contributo, Provincia e Comune di Modena hanno fornito il contributo, Enrico Moretti ha realizzato le fotografie, Francesco Ceccarelli ha fornito la consulenza grafica. Soprattutto hanno contribuito decine e decine di agricoltori anziani che hanno raccontato le loro storie e mostrato con passione, amore e orgoglio le loro piante.
Ma andiamo con ordine. Alves Monari è una dolce e paciosa signora, sempre tranquilla e sorridente, all’apparenza. In realtà è una sorta di inarrestabile caterpiller, con una volontà di ferro e lo sguardo sempre rivolto all’obiettivo finale, che cerca però di raggiungere sempre in punta di piedi, con garbo, senza sgomitare. E lo raggiunge sempre!
Come nasce il progetto
Era il 2003, quando Alves un giorno viene da me e mi spiega la sua idea: c’è un patrimonio inestimabile di biodiversità nel nostro territorio. Ci sono agricoltori molto anziani che mantengono nei loro terreni piante secolari, alberi con frutti ormai dimenticati e varietà che da anni non si trovano più nei negozi o sui banchi del mercato. E’ un patrimonio che sta scomparendo, proviamo a vedere se riusciamo a sensibilizzare le istituzioni a conservare questo patrimonio.
Era vero. Iniziammo a scrivere il progetto e a proporlo, incontrando da subito significative e compiaciute disponibilità. Cominciammo quindi le ricerche. Per mesi abbiamo viaggiato in lungo e in largo nella provincia modenese. Abbiamo compiuto innumerevoli visite da nord a sud, dalle montagne dell’Appennino ai canali della Bassa. Abbiamo così trovato quelli che consideravamo dei veri e propri “giacimenti verdi”. Ci sentivamo come due archeologhe arboree: una sorta di signore trasformate Indiana Jones alla scoperta del verde quasi perduto. La ricerca compiuta letteralmente sul campo è durata dalla primavera all’autunno e durante la stagione invernale abbiamo compiuto ricerche su documenti negli archivi comunali e nelle biblioteche. Indimenticabile la Pomona del Gallesio, che abbiamo consultato presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena, ma di questo parlerò a parte.
La ricerca e i risultati
Il progetto Ortodivino, conservare il futuro ha avuto un notevole successo. Al termine delle tante ricerche abbiamo realizzato un libro, un video documentario, un sito internet con le foto dei frutti dimenticati e degli alberi scoperti durante la nostra ricerca e una mostra fotografica itinerante che, così come le foto, era stata suddivisa in quattro sezioni: frutti dimenticati, vitigni antichi, alberi secolari e cortecce. La mostra è stata esposta in 25 diversi Comuni.
Il monumentale lavoro di ricerca aveva permesso di realizzare anche una serie di lezioni/presentazioni, una ventina, divise per argomenti e per aree geografiche del territorio.
Era convinzione di tutti che fosse solo l’inizio. Il lavoro da fare era ancora tanto. Da un lato gli agricoltori anziani avevano dato la loro disponibilità al prelievo delle marze e alla realizzazione di talee e margotte nelle loro piante di frutti dimenticati. Dall’altro alcuni Comuni avevano acconsentito alla realizzazione di spazi nei parchi pubblici dove mettere a dimora queste piante.
Anche io cullavo un piccolo sogno: qualche metro di terreno per realizzare un piccolo frutteto con piante di antiche varietà e frutti dimenticati. Poi la crisi economica ha rallentato, poi fermato il progetto.
Queste sono le prime timide radici sulle quali è germogliato Paradise Project.
Miria Burani ©