MODENA – All’interno del Duomo di Modena, c’è una servetta che ha preparato la pappa per il Bambino.
“La pèr quàla c’la soppia in d’la papa” – Sembra quella che soffia sulla pappa – è un detto tutto modenese, poco conosciuto persino oltre le mura cittadine, e sta ad indicare una persona poco avvenente, rozza e goffa. Il riferimento è alla statua che fa parte del gruppo scultoreo realizzato da Guido Mazzoni alla fine del Quattrocento e conservato nella cripta del Duomo di Modena. Il gruppo in terracotta policroma il cui titolo originario è “Presepe” (e proprio in questo periodo è quello in cui tradizionalmente in tutte le case modenesi si inizia a costruire il presepe ed a ornare l’albero), è stato ribattezzato dai modenesi, sempre ironici e dissacranti, Madonna della Pappa.
Il gruppo rappresenta una Madonna seduta che tiene in mano il Bambino, ai suoi piedi due figure che la tradizione indica come San Giuseppe o San Gioacchino e Sant’Anna, con le sembianze probabilmente dei committenti dell’opera, Francesco Porcini e la moglie Polissena. A fianco della Madonna c’è una figura femminile dai tratti del volto poco aggraziati, che sta soffiando su un cucchiaio e ha in mano una ciotola con la minestra per il bambino. Il detto si riferisce proprio a questa servetta, che i modenesi hanno soprannominato Suon Papina. Proprio Suor Papina con la ciotola e il cucchiaio, si appresta a fare mangiare il Bambino.
Il Duomo di Modena
Non a caso di chiama Piazza Grande, il cuore di Modena, della storia e della vita cittadina e su Piazza Grande c’è il monumento più significativo e sicuramente il più amato da tutti i modenesi: il Duomo e la sua annessa torre campanaria, la Ghirlandina.
Il Duomo, tutto da vedere e da scoprire sia all’interno, che all’esterno è uno dei massimi capolavori del Romanico europeo, è patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1997. Denominato la “Bibbia di pietra” per i cicli di bassorilievi che ornano il fronte e le mura, è un edificio che risale al primo secolo dell’anno Mille. E’ opera del grande architetto Lanfranco e del maestro scultore Wiligelmo. Dalla fine del 1100 sino al Trecento il cantiere fu proseguito dai Maestri Campionesi, scultori e architetti lombardi attivi in Lombardia, Emilia, Veneto e nel Trentino dal XII al XIV secolo.
All’interno del Duomo non c’è solo la servetta che soffia sulla pappa. , In fondo alle tre navate, c’è la cripta dove si trovano le reliquie di San Geminiano, patrono della città. Le spoglie sono conservate in una semplice urna del IV secolo. Il sarcofago è custodito entro una teca di cristallo, viene aperto ogni anno il 31 gennaio, in occasione della festa del santo. Per l’occasione, le spoglie del santo, rivestite degli abiti vescovili con accanto il pastorale, vengono mostrate ai visitatori e ai fedeli.
Miria Burani ©