Terminato il periodo di Quaresima e lasciate alle spalle anche le festività pasquali, la tradizione vuole che nel mese di aprile si inaugurasse il periodo dedicato ai matrimoni. I preparativi iniziavano con largo anticipo e i festeggiamenti, dopo la cerimonia culminavano con lauti banchetti, musiche e balli.

Un tempo, però, il pranzo di nozze si svolgeva preferibilmente nelle case di uno degli sposi ed era solitamente imbandito da mamme e zie, che davano fondo alle loro risorse culinarie con largo impiego di animali da cortile e di prodotti della terra tipici della zona. In Emilia, non mancavano tassativamente mai i tortellini serviti in brodo di cappone.

Le portate previste erano comunque tante e per tutta la settimana precedente la cerimonia si lavorava a preparare pane, minestre, secondi, contorni e dolci.

Una attenzione speciale veniva riservata alla torta nuziale, la cui dimensione sottolineava il livello economico e sociale degli sposi. Soprattutto nelle famiglie più abbienti, la torta era decorata con abbondanti strutture di croccante, con il quale si formavano guglie o torrette: vere e proprie riproduzioni di chiese o castelli, all’interno dei quali poteva accadere che venissero nascosti piccoli volatili. Lo spettacolo scenico era assicurato quando al momento del taglio della torta e della rottura del croccante, una colomba, o un canarino, o un passerotto si libravano in aria nel tripudio generale.

I tradizionali zuccherini montanari

Alla fine del banchetto c’era l’immancabile rito, da parte dei novelli sposi, della distribuzione dei confetti e degli zuccherini, i “zucarein“. Questi dolci, dal sentore di anice, erano considerati, soprattutto nelle zone di montagna, il vero e proprio dolce di nozze, tanto che in alcuni casi sostituivano in tutto per tutto i confetti, tanto che per chiedere a un giovane o a una giovane “a quando il matrimonio” era comune dire “quand fèt i zucarein?” (quando fai gli zuccherini).

Per preparare gli zuccherini occorrono farina, zucchero, uova, lievito per dolci, burro, semi di anice e liquore all’anice. La pasta che si deve ottenere ha la stessa consistenza della pasta frolla e con essa si formano delle ciambelline che devono essere cotte in forno, lasciate poi raffreddare per poi venire ricoperte con una glassa bianca di zucchero.

Enjoy!

Miria Burani ©