Il cibo è fondamentale nella costruzione dell’identità, sia individuale, sia di gruppo o etnica. Si carica di valore etico-sociale, religioso, simbolico, esistenziale che va oltre la sfera economicistica e impegna l’intero sistema etico-religioso. Il cibo è in tutte le società carico di valori simbolico-sacrali, in quanto «il cibo è esperienza del mondo; la persona stessa si costruisce mangiando» (Fiorani 1993: 17).
E in questo modo noi diventiamo ciò che mangiamo, orientando i nostri gusti su preferenze alimentari che sono strettamente connesse con meccanismi di autoidentificazione sociale; in tale senso ogni nuovo alimento va incorporato nel sistema alimentare vigente e va fatto proprio, attraverso un processo di autenticazione che lo renda autoctono, locale, “genuino”. L’alimentazione umana è certamente un fenomeno che dura nel tempo tra le generazioni e dipende fortemente dalla cultura e dalla storia del mondo e di una popolazione. Basti pensare che nei secoli gli uomini hanno manipolato i geni di piante e animali dando vita a colture di cerali e verdure uniche che sono essenziali ancora oggi. E’ solo grazie l’addomesticamento di piante e animali che sono nate le civiltà superiori degli uomini.
Di tipi di pane ce ne sono tanti quanti le culture nel mondo. E se c’è chi proclama che la cultura è il pane della vita, si può anche affermare che il pane è cultura della vita.
Se pensiamo alle crescentine come qualcosa che va ad inserirsi nella cultura delle civiltà del Panaro, allora possiamo ben pensare che le crescentine siano un oggetto culturale di identità e appartenenza a tutti gli effetti.
Attraverso le decorazioni le crescentine non solo sono belle e buone da mangiare, ma comunicano e danno senso a un gruppo di persone, perdendo così il semplice significato di essere pane quotidiano. La condivisione è una delle peculiarità di questo piatto perchè di crescentine ne vengono servite una alla volta, andando così a favorire le chiacchere in compagnia tra un boccone e l’altro.
Elena Manzini – Antropologa