Pasticcino, al secolo Luigi Montanini, è conosciuto in tutto il mondo per essere il cuoco della Formula 1. E’ stato infatti proprio lui a creare, passo dopo passo, dal nulla, l’hospitality nei paddok all’interno della Scuderia Ferrari. Prima non esisteva nulla.
La sua esperienza nei paddok della Scuderia Ferrari è iniziata nel 1979. Fu lo stesso Enzo Ferrari che decise un giorno di mandare proprio lui, dipendente Ferrari, ma ex “ragazzo” di pasticceria, al seguito di tecnici, meccanici e piloti.
“I nostri meccanici e i nostri tecnici sono emiliani, abituati a mangiare bene. Se mangiano bene, lavorano anche bene”: questo era il pensiero di Enzo Ferrari.
Pasticcino il cuoco della Formula 1

Luigi Montanini iniziò quindi a lavorare sui circuiti di tutto il mondo e non fu facile perchè, come dice lui stesso “prima non c’era niente. Si cucinava per sessanta, settanta persone, con due padelle”. Gli esordi sono documentati in numerosi articoli sui giornali di tutto il mondo. Lo troviamo infatti immortalato con piloti e star del cinema e dello spettacolo, ma soprattutto lo scopriamo agli inizia di questa sua avventura, chino su un fornello da campeggio dove in un pentolone cuoce spaghetti e maccheroni.
Dodici anni al seguito della Scuderia Ferrari come cuoco ufficiale e successivamente alla Benetton.
Alla Ferrari ho iniziato quando c’era la coppia di piloti Jody Scheckter e Gilles Villeneuve. Poi sono arrivati Pironi, Tambay, Arnoux, Alboreto, Johansson, Berger, Prost, Mansell, Alesi, Morbidelli. Passato alla Benetton ho servito in primis Schumacher”.

In tutto vent’anni di corse e di storia della Formula 1, dopo i quali ha deciso di tornare sulle strade di casa e aprire il suo ristorante “Da Pasticcino”, appunto. Ancora oggi, in via Paletti a Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, a due chilometri da Maranello, è facile incontrare i campioni del volante, ai quali si aggiungono quelli del calcio ad alto livello.
Da Pasticcino
Parlare di Pasticcino, è infatti raccontare la storia di un uomo, schietto testimone dell’operosità e dell’intraprendenza emiliana. E’ parlare di una tradizione gastronomica familiare e della passione sportiva. Soprattutto è un amico fraterno, dal guscio all’apparenza rude e coriaceo, ma dal cuore tenero, proprio come i suoi soufflè al cioccolato, dai quali, se affondi il cucchiaino, puoi fare uscire un cuore dolce, morbido e cremoso.

Lo confesso, sono di parte. Conosco Luigi da molti anni e da altrettanti apprezzo la sua cucina, dall’antipasto al dessert. Segue la tradizione emiliana, con un’attenzione particolare alla materia prima. In questo modo riesce a valorizzare le sue preparazioni, realizzate con l’atavica sapienza attinta dalla più verace tradizione emiliana della sua famiglia.


La cucina e i tortellini
I tortellini rimangono un must. Sono i più piccoli e “cicciotti” che si possono trovare in tutta l’Emilia. Seguono pedissequamente la regola che un buon tortellino deve avere una pasta della giusta consistenza, una cospicua quantità di ripieno ed avere dimensioni tali da entrare in un cucchiaio in numero di 6. Quelli di Pasticcino su stanno tutti magnificamente!
Tutta la pasta fatta in casa è comunque ottima e sono ottimi i secondi con il fritto misto all’italiana e i piatti di carne. In particolare chateubrinands, fiorentina, filetto o grigliata mista.

Anche i dolci seguono la tradizione con la zuppa inglese o il soufflè di cioccolato di cui sopra.
E poi c’è la cantina con una fornitissima scelta all’interno della quale è possibile trovare circa 150 etichette provenienti da tutte le regioni italiane.
Miria Burani ©