Potrebbero sembrare le solite elucubrazioni nostalgiche dedicate al tempo passato. Invece no. Un ricettario di famiglia è un patrimonio storico, ma soprattutto affettivo.

Chi non ha una bisnonna, una prozia o un caro amico di famiglia che, dopo aver custodito per anni le proprie esperienze culinarie in un ricettario, non le abbia poi lasciate in un cassetto a fruizione dei posteri.

Nei giorni scorsi, mettendo in ordine alcuni documenti, ho ritrovato il ricettario di nonna Luisa, scritto in una calligrafia antica, quella che doveva essere una “bella scrittura” e come tale veniva valutata a scuola, al pari di qualsiasi altra materia.

E’ un quaderno a righe con la copertina nera, quelli, per intenderci, che erano in uso nei primi decenni del Novecento. Nel frontespizio della pagina iniziale è riportato nonna Luisa ha riportato il suo nome e cognome scritti in inchiostro nero e poi sotto ha scritto con l’inchiostro rosso: “libro di casa”.

Nel ricettario ci sono soprattutto primi e dolci, alcuni di tradizione emiliana, ma poi trova spazio anche qualche contaminazione proveniente da altre regioni, frutto della curiosità della nonna di sperimentare e farci assaporare gusti diversi.

Molti i dolci, perchè sono queste le preparazioni che necessitano di maggiore precisione sul dosaggio degli ingredienti. E poi primi, secondi,e qualche liquorino, come il nocino o il laurino, quelli che una volta si producevano in casa e si degustavano a fine pasto nei giorni di festa, quando c’era tempo di rimanere più tempo a tavola per scambiare due chiacchiere.

E’ un piccolo tesoro da tramandare a mia figlia in primis, e spero che lei lo tramandi poi alle sue figlie, perchè al suo interno si trovano non solo i piatti che hanno unito i familiari alla stessa tavola, ma che continuano a creare legami e ad unire le generazioni tra di loro.

Miria Burani ©