Era un freddo giorno del gennaio 1577 quando un messaggero a cavallo, inviato da Alfonso II a Modena, avvertì il Conte Ferrante Estense Tassoni dell’arrivo da Parma della Contessa di Sala.

Modena faceva parte dei possedimenti estensi, ma il suo castello era vecchio e anche poco elegante, certamente molto lontano dai fasti di Ferrara capitale.

Dai duchi veniva utilizzato soprattutto come luogo di passaggio, come tappa nei loro viaggi, oppure era messo a disposizione per la sosta di personaggi, illustri che da ogni parte d’Italia erano in transito da e per il ducato ferrarese.

Arriva a Modena la Contessa di Sala

In quel giorno del gennaio 1577, il massaro ducale, obbedendo alle richieste del duca, provvide quindi ad organizzare l’accoglienza e il soggiorno della nobildonna. Fu acceso il camino, furono esposte le tappezzerie, le argenterie, le tavole vennero dotate di “scranne” e panchette e venne anche riempita la dispensa con l’acquisto di tutto l’occorrente per una buona cena con la quale omaggiare la contessa e il suo seguito.

Siccome il giorno dell’arrivo cadeva di venerdì, la nota della spesa venne oculatamente compilata con un elenco provviste idonee al “mangiare di magro”: “anguille, un luzzo, pesce passera, pescaria minuta, gamberi, cape, formaggio, ricotta, uova, pomaranze, zucchero, anici, mandorle, acqua rosa, pepe, cannella, nizole ( ovvero nocciole), uva passa, cochiaroli, carciofoli, pome rose di Castelvetro, uva fresca, indivia, pere, chiopete di pan”. Naturalmente non potevano mancare i vini. Per l’occasione il massaro ducale fece trovare alla Contessa di Sala: “boccali di tribiano e di vin rosso”.

Era ormai sera quando il corteo con la nobil donna arrivò pressi di Modena. Venne quindi accolto fuori dalle mura e accompagnato in città da una scorta che illuminava il suo cammino con torce fiammeggianti.

Barbara Sanseverino ( Immagine di pubblico dominio via Wikipedia)

La Contessa di Sala era Barbara Sanseverino, signora di Colorno, una delle donne più celebrate del suo tempo. Era nata nel 1550 e non ancora quindicenne, il 6 settembre 1564, aveva sposato Giberto Sanvitale, conte di Sala.

Nel gennaio 1577, di passaggio per Modena, la contessa era in viaggio verso Ferrara per fare visita alla figliastra Eleonora, alla quale era molto affezionata. Eleonora, poetessa e cantante in casa d’Este, nata dal primo matrimonio di Giberto con Livia Barbiano di Belgioioso, aveva sposato nel 1576 Giulio Thiene, primo marchese di Scandiano.

Il soggiorno modenese della Contessa di Sala durò quindi ben poco. I fasti e gli affetti l’attendevano alla corte Estense e quando ripartì con tutto il suo seguito, venne scortata dai modenesi fino a Bomporto, da dove, via Finale, raggiunse Ferrara per via d’acqua.

Per vie d’acqua da Bomporto con pane e vino

A Bomporto, come riporta un documento dell’archivio di Stato di Modena, la nobildonna venne fatta salire su una “barcha tappezzata a dovere con fiaschi di vedro per il vino, ceste di pane per i paroni e altre cibarie per la Contessa e il suo seguito”.

Pane e vino partirono così alla volta di Ferrara e non era una novità, perchè nella capitale estense i vini modenesi, insieme a quelli di Scandiano, erano molto apprezzati.

Basti pensare che, come risulta anche dalla pubblicazione “Pennellate estensi… viaggio intorno al vino“, risulta che alla fine del Quattrocento, dalla corte ferrarese si richiedevano viti con radici provenienti da Modena e a metà Cinquecento il duca continuava a comprare, secondo vecchia consuetudine, il vino a Guiglia, sulle prime colline dell’Appennino modenese. E’ poi del 1552 un documento nel quale si precisava che un mercante di Sassuolo vendette al Duca “vino colato” e che la stessa corte ferrarese si approvvigionava dal modenese di “vino trebbiano, vino tosco e albana”.

Anche in quel freddo gennaio del 1577, quindi, il vino fu trasportato da Modena a Ferrara, dove, l’arrivo della Contessa di Sala venne salutato con gran cortei e festeggiamenti. Quelli non mancavano mai e Barbara Sanseverino vi partecipava senza farsi pregare, anzi, spesso ne diventava la mattatrice indiscussa.

Giorni e giorni di festeggiamenti

Dopo aver assistito al parto dell’amata figliastra Eleonora, che diede alla luce Livia, la contessa festeggiò da par suo e della corte il lieto evento e siccome il destino volle che quello era anche periodo di Carnevale, ne approfittarono tutti per passare da una festa all’altra e per immergersi nell’imperdibile tourbillon di balli in maschera, opere teatrali e banchetti estensi, ormai famose in tutta Europa.

La Contessa di Sala, considerata una delle donne più belle, affascinanti e colte del suo tempo, riusciva, senza accusare la minima fatica, a trascorrere giorni e giorni in quell’atmosfera gaudente, non solo partecipando, ma spesso anche organizzando gli eventi in prima persona, su richiesta dei nobili della corte.

Per lei scrissero amabili versi il poeta Torquato Tasso Maffeo Venier, Girolamo Catena, Muzio Manfredi, Diomede Borghesi, Battista Guarini, e fu ritratta da Jeannin Bahuet.

Arrivata a gennaio, dovette però lasciare Ferrara nel marzo dello stesso anno, quando venne chiamata al feretro della sorella Giulia. La povera sorella era morta, uccisa con una pugnalata dal marito Giovan Battista Borromeo, dopo l’ennesimo litigio coniugale,

Ma questo fu solo uno dei tragici episodi che caratterizzarono la sua esistenza, trascorsa nella continua alternanza tra sfrenati divertimenti e drammatiche vicende.

Foto in alto: Reggia di Colorno

Miria Burani ©